bruce

È del ’49, ha sessantaquattro anni suonati, è proprio il caso di dirlo. È solo tre anni più giovane di mio padre. Gioco a immaginare mio padre tre anni fa in piazza Plebiscito, correre come un pazzo sugli oltre sessanta metri di fronte del palco, per poco meno di tre ore, urlando la passione per la musica e per la sua terra. Penso che di fiori ad oggi gliene avremmo portati a quintali dalle parti di via Bari. Di Boss il mondo del Rock può vantarne solo uno: Bruce Springsteen. Con tutto il rispetto per mio padre, dalle mie parti il capo famiglia è detto “U Boss”, io ho due Boss, lui a casa e Bruce Springsteen nel mio animo Rock. Tanti amici in questi giorni mi hanno chiesto del concerto napoletano del Boss e della leggendaria E Street Band. Mi riesce difficile raccontarlo. Sarà perchè lo strano fenomeno della pelle d’oca mi assale dall’altezza del tallone d’Achille fino alla cima dei capelli. Sarà perché tre ore di concerto sono difficili da raccontare. Sarà perché egoisticamente voglio tenere per me i ricordi del secondo concerto del Boss “vissuto” in un anno. Ma provo a descrivervelo. Alle diciotto, Antonio ed io eravamo già in Piazza Plebiscito. Intorno a noi, in religiosa attesa qualche migliaio di persone. Improvvisamente, il silenzio della piazza è interrotto da un accordo di chitarra acustica. Guardiamo il palco convinti di trovarci il solito tecnico che prova le chitarre due ore prima del concerto e chi vediamo? Bruce. Inizia a cantare, finisce il primo pezzo, This hard land, ne fa un altro, Growin’ up e ci saluta dicendo “ci vediamo dopo”. Inusuale per una Rock Star concedersi al pubblico prima del concerto. Ma lui è il Boss, se lo può permettere! Dopo la giusta attesa e alzando gli occhi al cielo che minaccia pioggia, alle otto e mezza in punto tre fisarmoniche intonano O’ Sole Mio e sullo sfondo la E Street Band apre il cuore di Napoli accomodandosi ai posti di combattimento al comando del Boss del Rock’n’Roll. Parte il concerto con l’energia di Long Walk Home ed è il delirio totale. Dopo un’ora arriva la tempesta d’acqua, ma niente paura, l’intera E Street Band e il suo condottiero lasciano il palco e quasi in mezzo a noi si beccano le secchiate d’acqua che da lassù qualcuno ci ha lanciato contro per fare di questo concerto un concerto indimenticabile, intonando le note di Pay me my money down. La band nella mezz’ora di tempesta dà il massimo, il Boss è incontenibile, noi letteralmente impazziti oltre che bagnati. La tempesta ci lascia magicamente quando Bruce suona Who’ll stop the rain dei Creedence Clearwater Revival. Passata la prima ora e mezza di concerto io e Antonio, che siamo due persone abbastanza allenate, siamo quasi al limite di energia, il concerto va avanti ancora per un’altra ora e mezza, e cosa si fa in questo caso? Fanculo alla stanchezza si continua a fare rock con il Boss. Waitin’ on a sunny day, my Hometown, Born in the USA, Born to Run, Twist & Shout, La Bamba. La leggendaria E Street Band ci saluta, Bruce torna sul palco e ci regala una magica versione di Thunder Road. È la fine. Un’esperienza stupendamente Rock. Il concerto di Firenze dello scorso anno è stato più lungo, Bruce probabilmente era più informa, ma noi comuni mortali non potremmo fare di meglio. Ce ne torniamo a casa con un ricordo, una energia e una voglia di puro Rock’n’Roll che gratifica. Il Boss torna in Italia a giugno, a Roma, sono tentato di tornare a urlare con lui. Voi se potete fatelo. Raggiungetelo ovunque. È un’esperienza che vale la pena vivere almeno una volta. È una lezione di Rock. Il Boss anche a Napoli ci ha incantati.  W IL BOSS, W LA SUA LEGGENDARIA E STREET BAND, W IL ROCK’N’ROLL!!!