Qualche giorno fa, in una splendida notte di luna piena, mia nonna Serafina, è volata via all’età di novant’anni. Una donna d’altri tempi. Forte, di chiesa, dolce e severa, come una nonna deve essere. Quando volevo farla arrabbiare, mio divertimento della domenica, bastava che gli toccassi preti, messe e processioni. La “sfottevo” a colpo sicuro e la scenetta si chiudeva con mia madre che mi urlava di stare zitto e lei che mi diceva le parole che mi ha ripetuto per una vita intera: “u d’scev u nonn, acchiamend nderr e i disc”. Le bugie. Mi ha sempre raccontato che fin da bambino, quando chiacchieravo con mio nonno, parlavo per ore raccontando cose che non esistevano ne in cielo ne in terra. Diciamo che la fantasia non mi è mai mancata. E mio nonno, con la pazienza che lo ha sempre distinto mi teneva il gioco.
Nonna Serafina mi ha lasciato una eredità straordinaria: un passaporto.
Siamo stati una famiglia di emigranti. E sono stato emigrante anch’io. Sono nato a Bari, ma a pochi mesi dalla nascita i miei genitori mi hanno portato in Venezuela, dove mio nonno dopo aver fatto il calzolaio, aveva avviato un piccolo supermercato che ricordo ancora. Sono stato in Venezuela fino all’età di 4 anni e mezzo. Nel primo periodo in Venezuela, mi raccontano che ho dormito in un cartone della carta igienica. Sono sempre stato orgoglioso di tutto questo. Ho il ricordo di una infanzia felice. Gli unici momenti tristi erano le sconfitte dell’Italia ai mondiali o cose del genere. Fin da bambino, l’inno nazionale per me, piccolo migrante, era un momento magico. L’amor di patria me lo hanno insegnato sul campo. Quello che i miei hanno fatto in Venezuela è stato grandioso. E la regista è sempre stata mia nonna Serafina. In Venezuela si lavorava e lei di tanto in tanto veniva in Italia, comprava terreni e costruiva case. Quando hanno capito che una vita serena in Italia era ormai garantita, hanno rifatto le valige e sono tornati nell’amata patria.
Sono passati 42 anni. La sera della sua morte, apriamo un cassetto e cosa troviamo? I passaporti di tutta la famiglia. Di mio nonno Luigi, suo, di mio padre, mia madre, mio zio Vincenzo, mia sorella Giuliana e il mio. E’ stato bellissimo. Un tuffo indietro nella storia della nostra famiglia che lei ha gelosamente custodito per tutto questo tempo. E’ la sua eredità. Senza dire una parola mi ha dato la sua ultima lezione di vita: ricordati da dove vieni, vivi per la tua famiglia, accogli, così come sei stato accolto, apriti al mondo e non respingere mai.
Messaggio ricevuto. Buon viaggio LaNò. Ci vediamo, il più in là possibile, ma ci rivediamo. 😉